Una
sentenza del TAR del Lazio del 24/05/2016 imponeva di disapplicare la normativa
nazionale che impone di pagare un contributo di importo variabile tra euro 80 e
200 a
carico dei migranti per il rilascio e il
rinnovo del permesso di soggiorno.
La
sentenza riprendeva disposizioni della Corte di Giustizia europea.
In
seguito, la presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno,
dell’Economia e delle Finanze hanno presentato ricorso.
Il
Presidente del Consiglio di Stato, il 14 settembre scorso, ha deciso
l’accoglimento della richiesta cautelativa di sospensione degli effetti della
precedente sentenza del TAR, rinviando la trattazione collegiale all’udienza
del 13 ottobre 2016.
Nel
frattempo, il Ministero dell’Interno ha emanato la circolare alle Questure che
ripristina il versamento delle somme precedenti la sentenza del TAR.
Insomma,
i migranti devono continuare a pagare l’odiosa tassa che va da euro 80 a 200.
È
evidente che l’atteggiamento tenuto dal Governo italiano su questo tema
continua ad essere discriminatorio e vessatorio nei confronti dei cittadini
migranti che lavorano e soggiornano regolarmente nel nostro paese, con
l’aggravante che lo stesso Governo ignora completamente le decisioni emesse
dagli organi giurisdizionali nazionali ed europei.
Questa
situazione di indeterminatezza coinvolge sia i migranti che il personale delle
Questure ai quali si chiede un lavoro straordinario e senza prospettive per
l’immediato futuro.
Invitiamo
i migranti, che possono, di attendere l’esito dell’udienza del 13 ottobre che
deciderà della validità della sospensiva, consigliamo di non versare oggi somme
che, con maggiore difficoltà, potranno vedersi restituire e che dopo il 13
ottobre potrebbero non essere pretese se la sospensiva sarà revocata.
Anselmo Botte
Cgil Salerno
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