La pellicola “L'amore” di Roberto
Rossellini al centro del focus
Con Stefano Pignataro, presidente del Consiglio degli studenti Dipsum
Unisa
il professore ed autore Michele Ingenito ed il direttore del teatro
Claudio Tortora
Alle 18 la proiezione del film del 1949 con Anna Magnani:
l’ingresso è libero
Questa volta sarà il concetto de “L’amore”, secondo la versione
cinematografica di Roberto Rossellini
del 1949, a
far da filo conduttore del focus, al quale prenderanno parte Stefano Pignataro, presidente del
Consiglio degli studenti Dipsum – Dipartimento Studi Umanistici dell’Università
degli Studi di Salerno, il professore nonché autore di romanzi Michele Ingenito, ed il direttore
artistico Tortora.
La scelta non è casuale. Il film si
compone di due parti molto differenti tra loro, “Il miracolo” e “la voce umana”. Si discuterà su
quest’ultima, tratta dall'omonima opera teatrale di Jean
Cocteau del 1930 che vede la straordinaria interpretazione di Anna Magnani, la stessa che più avanti
porterà lo stesso testo anche al teatro.
Nulla mette in
comunicazione con il primo episodio (girato tra l’altro in Costiera
Amalfitana), se non il fatto che protagonista e regista siano sempre Magnani e
Rossellini, all’epoca legati da un sentimento d’amore appassionato ma anche
litigioso, specie quando lei scoprì uno scambio di telegrammi con una “certa
Ingrid Bergman”. Il tradimento fu motivo di grande dolore per l’attrice, lo
stesso che sembra riaffiorare nella finzione scenica.
Alle 18, in collaborazione con la cineteca di Bologna, la
proiezione “L’amore - la voce umana”, quasi una trasposizione
della triste realtà che la
Magnani viveva in contemporanea. In scena una donna al
telefono in una stanza da letto: dopo essere stata lasciata, telefona al suo
amante (del quale non si sente mai la voce all'altro capo del telefono) che ama
ancora. Tra attese snervanti e crisi di pianto, pregando che il telefono squilli o
che il campanello suoni recando notizie dell'amato sfuggente, il fascino di
questi 35 minuti si fonda su un'atmosfera chiusa, pesante e claustrofoba, e si
regge sulle doti espressive, drammatiche ed interpretative della protagonista.
Intanto, nel tentativo di scoprire
quanto e cosa attinga l’uno dall’altro, se questi due metodi di fare arte siano
stretti in un legame di contrapposizione o proficua collaborazione, per la III edizione dell’evento è già
tempo di bilanci. I primi protagonisti non hanno saputo né scegliere, né
dividere.
Michele Carfora, performer
italiano tra i più acclamati e riconosciuti, che sul palco del Delle Arti si è
di recente confrontato con oltre 40 giovani ballerini assetati di musical,
afferma di sentirsi più che mai “traghettatore” di entrambe le anime, cinema e
teatro appunto. «Quest’inverno sarò “Un
Americano a Parigi – annuncia
l’artista – la pellicola del 1951 che
diventa musical. Ma tante sono state nella mia carriera le trasposizioni
teatrali che ho interpretato e che in realtà hanno avuto una prima versione
cinematografica. Non ultimo il musical “Poveri ma belli” con Bianca Guaccero».
Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio
Pasotti. «Difficile stabilire il
limite tra queste due forme d’arte – aggiunge
l’attore – divido i progetti tra
belli e brutti, non m’interessa il mezzo con cui lo faccio. Se emoziona lo farà
al cinema quanto al teatro. Vero è che entrambe meriterebbero una platea più
giovane».
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